Cento giorni

Suona la sveglia, 5 del mattino, salto giù dal letto e preparo la colazione. Non riesco ad allenarmi a stomaco vuoto. Caffè, fette biscottate, marmellata, una manciata di noci. Cavoli, avrò speso centinaia di euro in frutta secca negli ultimi mesi.

Mi lavo di fretta, mi vesto, prendo la borsa preparata la sera prima ed esco.

Da 222 giorni la mia vita è diventata una ripetizione metodica di tre discipline: nuoto, bici e corsa, senza contare tutto il contorno che ogni giorno riempie le mie giornate. Lavoro le mie otto ore, lavo, stiro, cucino e soprattutto cerco di mantenere una parvenza di vita sociale nel poco tempo che mi avanza.

Non è facile. Sicuramente l’esperienza del Sentiero degli Appalachi mi ha insegnato a convivere col sacrificio, mi ha spinto più volte ad affrontare i miei limiti e superarli. Ma nella natura selvaggia americana non avevo obblighi, non ero costretto a rispettare orari e scadenze, ero solo e libero.

Non che oggi mi senta in gabbia, anzi. Ho un lavoro che mi soddisfa, sono circondato da buoni amici e ancora una volta mi ritrovo a testare il mio fisico e soprattutto la mia mente con la completa consapevolezza che si tratta di una mia scelta non obbligata da niente o nessuno. No, non mi è stato prescritto di continuare a maltrattare il mio corpo, lo faccio per passione.

Sette mesi fa non sapevo bene a cosa stavo andando incontro. Ero perfettamente conscio del fatto che sarebbe stata una sfida dura ma non avevo idea del livello di difficoltà.

Innanzitutto, la mia forma fisica era decisamente carente. È vero che avevo accumulato più di 3500km nelle mie gambe, ma il mio corpo non era più abituato allo sforzo fisico della corsa o della bici, senza contare che non entravo in una piscina da almeno 5 anni e la mia dieta sui monti Appalachi non era stata propriamente da “atleta”.

In pochi mesi però sono riuscito a ridefinire la mia vita e in qualche modo sono arrivato a scoprire che questo percorso per certi versi è da considerarsi più duro di quello affrontato in precedenza.

Se un anno fa gli Appalachi rappresentavano il mio unico obiettivo in quel momento specifico della mia vita, oggi diventare un IRONMAN si colloca in un ampio spettro di traguardi da raggiungere nel breve o lungo termine: l’ambizione in ambito lavorativo, la voglia di conoscere nuove persone, la curiosità di esplorare una nuova città. Quindi allenarsi tutti i giorni diventa un extra che può essere raggiunto solo grazie alla costante volontà di scavalcare i propri limiti.

Ho scoperto che un IRONMAN, o aspirante tale, è un folle che trova godimento nella sofferenza, che rinuncia a tanto per andare oltre. Poi in questo processo di trasformazione, perché di vera e propria trasformazione si parla, entrano in gioco diversi processi che portano alla mutazione delle abitudini e in qualche modo della personalità. Convivere in un perenne stato di stanchezza apparente non è piacevole e purtroppo spesso porta a rivelare un carattere diverso da quello a cui siamo abituati.

Non mi piace dire di no o risultare monotono, ma nel corso di questo viaggio sto capendo l’importanza delle priorità e l’essenzialità della rinuncia temporanea in favore di uno scopo più grande, più prezioso. Mi dispiace deludere chi mi sta intorno, chi mostra interesse per quello che faccio e subisce la mia testardaggine e la mia voglia di andare sempre oltre gli schemi.

Ancor di più se si considera che tutte le persone che sono entrate nella mia vita negli ultimi mesi e che in qualche modo stanno condividendo questa sana follia, direttamente o indirettamente, si stanno rivelando valori essenziali in questo arduo percorso.

Ogni tanto provo pena per quelli che tutti i giorni devono ascoltare le mie considerazioni su chilometri percorsi e potenziale passo di gara, ma in realtà apprezzo tantissimo il supporto che sto ricevendo da amici e familiari. Se un giorno potrò definirmi un IRONMAN sarà anche grazie alla loro pazienza.

Ormai sono rimasti “solo” 100 giorni al raggiungimento di questo traguardo, più simbolico che altro, ma che mi sta dando la possibilità di intraprendere un viaggio lungo e tortuoso all’interno della mia essenza. Sono grato per aver preso questa decisione 222 giorni fa e ormai manca poco per scoprire come andrà a finire.

Stay tuned…

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