Km 0: Pensieri Selvaggi

Non è stato un sogno premonitore a farmi decidere di avventurarmi sull’appalachian Trail, ma piuttosto un’innocua idea di un paio di anni fa.

Avevo appena finito di guardare Into the Wild per la terza volta. Tutti quegli splendidi paesaggi raffigurati nel film mi avevano incuriosito, quindi dopo qualche ora di navigazione sul web, mi sono ritrovato per caso su qualche sito di escursionsmo a leggere articoli sull’Appalachian Trail.

Era una giornata piuttosto noiosa nel mio dormitorio universitario e la mia mente stava già lavorando a un’idea totalmente folle.

“Voglio percorrere a piedi gli Appalachi in America,” ripetevo sporadicamente a parenti e amici durante casuali conversazioni per i successivi tre o quattro anni. Non pensavo di farlo davvero, ma credevo di apparire più fico e avventuroso al mio interlocutore. “Vai a trovarti un lavoro” rispondevano sempre i miei genitori.

Così ho fatto quello che era “giusto” fare. Ho conseguito due lauree, un master e alla fine ho trovato lavoro in un’azienda londinese di sports business.

Ero soddisfatto, no?

Poi però è arrivato l’inverno. Intorno a Dicembre del 2017 ho iniziato a perdere tutto ciò per cui avevo lavorato così duramente, e la mia apparente stabilità aveva iniziato a vacillare, proprio quando pensavo che tutto stesse andando nella giusta direzione.

Non avevo più un lavoro, la mia ragazza mi aveva lasciato e le mie speranze e sogni hanno avevano improvvisamente iniziato a vacillare. Nella sfortuna, ho sempre continuato a fare la cosa “giusta.” Ho iniziato a cercare una nuova opportunità lavorativa, ignaro di quella silenziosa, piccola e folle idea nella mia testa.

Un giorno, mentre camminavo per le vie di Londra, riflettendo su varie offerte di lavoro e nuove domande da inviare, mi ritrovai dentro un negozio di attrezzatura da trekking. Il motivo era per sfuggire alla tipica pioggia londinese, ma una volta dentro il pensiero fu subito diretto alle tante camminate con mio nonno nelle foreste casentinesi, in Toscana. Tanti bei momenti che purtroppo stavano diventando ricordi sbiaditi.

Poi ecco all’improvviso arrivare l’illuminazione, forte e chiara.

Senza pensarci un secondo prendo il cellulare e tutto eccitato chiamo mia madre. “Vado sugli Appalachi!” dissi, chiaramente non consapevole delle difficoltà del viaggio. “Stai cercando lavoro?” Rispose lei, chiaramente senza preoccuparsi dei miei discorsi deliranti.

“Mamma! Dico davvero!” Insistetti, “Lo faccio per davvero.”

Dopotutto, non ero veramente sicuro di quello che volevo fosse il mio passo successivo nella vita, quindi in quel momento ho visto l’Appalachian Trail come un modo per liberare la mente, lontano da tutto e tutti.

Quindi così è iniziato.

Verso la fine di dicembre ho smesso di spedire domande di lavoro e ho concentrato tutte le mie energie nella ricerca e preparazione per l’escursione. Conoscevo già un po’ il sentiero ma non abbastanza da considerarmi un esperto.

In effetti, la prima cosa che attirò la mia attenzione fu abbastanza semplice, ma allo stesso tempo scoraggiante.

Tremilacinquecentoventicinque chilometri.

Ero senza fiato già dopo averlo letto ad alta voce. Questa è la distanza da percorrere a piedi, attraverso 14 stati dalla Georgia al Maine.

Anche se mi piace fare escursioni di tanto in tanto e amo rimanere in forma, non sono mai stato un escursionista professionista. E sicuramente mai una passeggiata di 3500 km nei boschi è stata contemplata nelle mie routine di allenamento.

Spaventoso, giusto? Un sacco di passi davanti. Però se la mente non mi abbandonerà, non fallirò. Mi sta bene prendere il dolore, il freddo, la pioggia e la solitudine in cambio di un ricordo eterno e la concreta possibilità di scrivere una piccola pagina di storia.

D’altronde, voi non avete mai fatto qualcosa di terribilmente spaventoso ed eccitante allo stesso tempo?

Ho passato gli ultimi quattro mesi a prepararmi per questa impresa, pianificando il mio percorso e raccogliendo attrezzatura economica ma soprattutto efficace. L’unica cosa per la quale non mi sono preparato è l’inaspettato, perché molti mesi in mezzo alla natura selvaggia possono darti tanto e allo stesso tempo prendersi molto. Gli imprevisti sono sempre dietro l’angolo: infortuni, animali pericolosi, intemperie, fango, neve e tanti altri fattori che possono rendere questa impresa tanto epica quanto pericolosa.

Ma il segreto credo sia mantenere una mente aperta e provare ad adattarsi ad ogni situazione nel miglior modo possibile. Creatività e divertimento sarà infatti il mio motto.

Manca solo una settimana all’inizio di questa incredibile avventura. Io sono pronto a viverla tutta al massimo, ma avrò bisogno di tutto il supporto possibile… Sei dei nostri?

In Walk We Trust,

The Walking Fed

P.S.: Segui la mia avventura anche su Facebook! The Walking Fed

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