Km. 1.173,37: Tempo di Saluti

“Penso di fermarmi qui per un altro giorno”, dice noncurante Cruise Control.

È un sabato pomeriggio piovoso, ci stiamo godendo uno dei pochi momenti di relax al Trail Days. Il sole si fa desiderare, ma l’alcol e le infinite feste al camping ci aiutano a non preoccuparci troppo delle condizioni meteorologiche.

Lo guardo perplesso. Ero sicuro che avesse abbandonato l’idea di passare la domenica notte a Damascus, quindi questo improvviso cambiamento di programma mi coglie alla sprovvista.

“Ah, ok”.

Se lui si ferma per un giorno significa che ci separeremo. Dopo quasi 1.000 chilometri insieme, sono destinato a perdere il mio compagno di viaggio.

Tuttavia, non mi preoccupo troppo. “Cruise Control è in grado di mettersi al passo con me”, continuo a pensare fiducioso, convincendomi che ci riuniremo di nuovo sul sentiero.

Ma non per il momento.

Domenica scorsa Pika, Dubs, Mac e io lasciamo Damascus per riprendere la nostra avventura. Ovviamente i primi chilometri sul sentiero sono un triste spettacolo di dolore e sudore, a dimostrazione di come tre giorni di “stravizi” possano fiaccare il fisico.

Comunque, dopo una dura giornata di “disintossicazione”, siamo in grado di riprendere il ritmo e percorrere circa 100 chilometri tra lunedì e mercoledì.

Giovedì mi sveglio eccitato, con la certezza che nel pomeriggio avrò il lusso di poter scegliere tra cibo messicano e cinese, durante l’ennesima festa nella cittadina dove ci siamo fermati.

Mentre mi viene l’acquolina in bocca al pensiero di ravioli al vapore e tacos, vedo davanti a me una tenda che mi  sembra familiare.

“Non può essere”, penso immediatamente.

Cruise Control ne esce. Appare esausto, certamente la notte di riposo non gli è stata sufficiente per riprendersi.

“Cruise! È bello vederti, amico. “

“Per raggiungervi ho camminato per 60 chilometri, ragazzi”, dice quasi senza fiato. “Mi sono fermato in un rifugio a una decina di chilometri da qui, ma quando ho sentito che eravate vicini ho deciso di continuare”.

Sono felice di rivedere Cruise Control anche se dentro di me sento che non durerà molto a lungo.

Arriviamo insieme a Pearisburg e dopo una cena al buffet cinese, un margarita e un paio di shot di tequila, ci sediamo tranquillamente a goderci il tramonto.

“Vorrei iniziare a camminare tenendo una media di 30 chilometri al giorno” dico, rompendo il silenzio.

“Non credo di farcela”, risponde Pika. Sono stato molto felice di averla avuta come compagna di viaggio nelle ultime due settimane, ma sapevo che alla fine avrebbe mollato.

“Io ci sto!”, afferma entusiasta Dubs, mentre Mac non dice nulla ma sono sicuro che seguirebbe Dubs ovunque. Hanno camminato insieme fin dall’inizio del sentiero ma non sono certo su cosa farà Mac quando Dubs tra una settimana tornerà a casa per un matrimonio.

“Non lo so, amico”, risponde Cruise Control. Lo guardo perplesso perchè ho la sensazione che qualcosa sia cambiata in lui. Non è il Cruise Control che ho conosciuto quando è arrivato al rifugio con una sigaretta in una mano e una birra nell’altra.

Questo nuovo Cruise Control è silenzioso, spesso perso nei suoi pensieri. Forse ha bisogno di stare un po’ da solo.

La mattina dopo abbraccio a lungo Pika, sapendo che non l’avrei rivista per parecchio tempo. Poi mentre mi preparo per partire, vedo Cruise che fuma una sigaretta nel parcheggio.

“So che ti rivedrò presto” gli dico, ma non lo penso davvero.

“Stanne certo” risponde.

Tornando sul sentiero con Dubs e Mac, ho capito di essere stato la causa principale  della divisione del gruppo; per giorni la mia mente e il mio cuore hanno lottato con pensieri contrastanti: rimanere in gruppo o seguire il mio cammino da solo? e probabilmente questo mio stato d’animo ha influenzato un pò anche gli altri.

Alla fine decido di andare avanti da solo, dando il benvenuto a chiunque sia disposto a tenere il passo con me.

La ragione della mia scelta è che non credo negli addii. Se le persone sono destinate a stare insieme ad un certo punto le loro strade si incroceranno di nuovo.

Mentre finalmente mi convinco di aver fatto la scelta giusta, sento un rumore provenire dal bosco: un cervo arriva correndo verso di me,  per poi cambiare improvvisamente direzione dopo avermi visto.

Alzo la testa per vedere da dove veniva il cervo e noto una macchia scura nell’erba.

Che poi si gira verso di me.

Un orso mi guarda, io lo guardo, sembra annuire con la testa e io mi defilo, continuando a camminare.

Forse anche lui vuole rassicurami sul fatto che le nostre strade si incroceranno di nuovo.

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