Km. 2.024,4: L’Altra Metà

“Accidenti, un chilo di gelato non è facile da portare nello stomaco”, penso mentre mi dirigo verso il sentiero, lasciando il Pine Grove Furnace State Park.

Ho passato tutta la mattina seduto fuori un grande magazzino, riflettendo sui pro e i contro del camminare con una tale quantità di latte nell’intestino. Dopo aver finalmente deciso di avviarmi, il cielo improvvisamente si fa grigio e una fastidiosa pioggerellina rapidamente diventa torrenziale.

“Fantastico”.

Dopo una mezz’ora i tuoni non sono l’unica realtà a produrre rumori fastidiosi: devo fermarmi e anche velocemente.

Sentendomi sollevato dopo la mia pausa nella natura, riprendo il sentiero e riesco a percorrere 25 chilometri prima di decidere che la giornata è finita. E’ mercoledì e sono solo da una settimana.

Non mi pesa più stare da solo. Per fortuna da quando sono entrato in Pennsylvania attraverso una città diversa ogni giorno, il che rende il mio cammino più vario e divertente.

Ciò che più mi rende perplesso è la quasi totale assenza di escursionisti. Da quando ho lasciato Harpers Ferry il numero di persone sul sentiero è diminuito drasticamente; ora la maggior parte  è rappresentata da escursionisti che passeggiano sul sentiero per uno o due giorni.

“Quindi è vero che solo il 40% dei partenti riesce ad arrivare così lontano”, continuo a pensare mentre passo un altro giorno senza incontrare altri umani.

Il venerdì, dopo un’altra notte passata nel bosco completamente da solo, mi viene in mente qualcuno e non trattengo l’entusiasmo.

“Ben! Se ricordo bene vive nei paraggi, avrò ancora il suo numero di telefono?”

Lo trovo e gli mando subito un messaggio, sperando di ricevere presto una risposta.

“Sì, se hai bisogno potrei aiutarti con il rifornimento, oppure se vuoi posso portati del cibo”. E’ esattamente il messaggio che desideravo avere!

Non ho più visto Ben dalla Georgia.

Purtroppo ha dovuto rinunciare al suo sogno di percorrere l’Appalachian Trail a causa della morte del nonno, avvenuta appena una settimana dopo la sua partenza, ma ci siamo comunque tenuti in contatto in questi mesi e ora sono felice di vederlo di nuovo.

Sento una voce provenire da dietro un albero: “Hustler! Felice di vederti amico mio!”

“Ben!” lo abbraccio, “Finalmente vedo un volto familiare!”

Trascorro il resto della notte e della mattina successiva a raccontargli delle mie avventure vissute sul sentiero fino ad ora. Ben ascolta attentamente e guardando i suoi occhi immagino che avrebbe desiderato tanto essere lì a condividere quei momenti con me.

E’ stato sfortunato a dover rinunciare durante la prima metà, ma è così che funziona il sentiero: poche persone, per un motivo o per un altro, riescono a vedere l’altra metà.

Dopo aver fatto colazione, mi lascia sul sentiero. Mi metto lo zaino e guardo il tunnel verde davanti a me.

“Goditi le rocce!”, dice Ben prima di andarsene.

“Sì, le rocce” penso preoccupato, “Suppongo che c’è una buona ragione se la chiamano Rocksylvania”.

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